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THINKING BLIND 

Produzione (S)Blocco5 

OMAGGIO A BLUE di Derek Jarman 

PERFORMANCE FINALISTA BIENNALE COLLEGE TEATRO 2021

Sezione performance internazionale Under40

regia Ivonne Capece

drammaturgia Ivonne Capece, Walter Valeri 

con Giulio Santolini, Ivonne Capece

costumi e concept visivo Micol Vighi

sound designer Simone Arganini 

foto di scena Luca Del Pia 

performance in cuffie wireless

Questo lavoro è dedicato a Luca Nunzio, Nina, Paola, Walter, Leila, Daniela, Camilla e ai loro preziosi giardini

La mia vista non tornerà più, la retina è distrutta […] Lampi blu nei miei occhi… Parole di Derek Jarman in “Blue”, film sulle ultime fasi della sua malattia, ad immagine unica: ininterrotto monocromo Blue Klein. Mentre la sua vista si spegne Jarman è l’artefice di un giardino-paradiso, fatto di piante infestanti, di fronte alla centrale nucleare di Dungeness: nel più inospitale dei luoghi crea un’opera di incredibile bellezza. La performance è un omaggio al suo Thinking blind, “Pensare da ciechi”, sviluppare un pensiero senza organi in cui trovi posto ciò che non vediamo: “The true blue”, la verità fluida del mondo. Crediamo che esista un dentro e un fuori, cose distinte da noi, e non ci accorgiamo di vivere immersi in un’atmosfera fisica, ambientale, culturale, come pesci nei mari. Ogni forma di inquinamento, non solo fisico ma anche ideologico o morale – l’inquinamento dei pensieri e delle abitudini – è l’incapacità di vedere il mare in cui siamo, e di capire che ogni cosa che è fuori di noi entrerà in noi. In scena due performer: una misteriosa Eva – un pò Natura, un pò Destino Nucleare dell’umanità – che non mostra mai al pubblico il suo volto e un giovane Adamo che perde il Paradiso Terrestre e si “macchia”. Derek Jarman. Thinking Blind è una riflessione sull’uomo, vittima e carnefice del suo stesso stare sulla terra, sulla contaminazione di se stessi e del mondo, sul procedere implacabile del tempo. Ma è anche uno spettacolo sulla malattia, sull’HIV, sulle epidemie lecite e illecite, sull’omosessualità, sulla lotta per i diritti civili e sugli atti creativi come forme di resistenza. Imparare a pensare come se fossimo ciechi, cioè con altri organi, trasformare l’angoscia del futuro in visioni più profonde della vita: per fare di noi un giardino di fronte a una centrale nucleare e trasformare un terrore oscuro in opportunità di bellezza. “Fight the fear of the Beginning, the Middle and the End!”, recita Tilda Swilton in Blue di Jarman: creare atti di resistenza alla decadenza e all’orrore, per (ri)costruire – come fece Jarman – il giardino perduto dentro di noi o quanto meno tentare di renderlo concreto nel nostro agire sulla terra.

RASSEGNA STAMPA

- Altre velocità - Negli abissi del blu -di Ilaria Cecchianto "
- Romagna in scena - Bleue comme une orange - di  Giulia Damiano"
- Doppio zero - L'eredità del tempo- Di Enrico Piergiacomi"
- Persi in sala-  sguardo sul contemporaneo- di Daniele Rizzo"
-IN THE NET "Quando “il vuoto del vedere” si riempie di colore" di Daniele Rizzo 

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